giovedì 1 aprile 2010

Recensione IVG - Futur Antérieur 1975-85


IVG:Futur antérieur 1975-85
(Poutre Apparente)
Pot pourri dada

Terza uscita per la francese Poutre Apparente, IVG: Futur Antérieur 1975\85 è l’inizio di una ricerca d’identità onesta ed ingenua. Non si fanno classificazioni troppo ortodosse o puriste, tantomeno una classificazione cronologica ordinata.
IVG significa: Infezione virulenta di Gaullismo, Illusione Visione Scommessa (gageure), Interruzione Volontaria di Gravidanza, Idealizzazione Vinilica delle Generazioni, Immunodeficienza, Velocipede, Greenpeace; è una porta dove passa il flusso storico che ha avvolto e inondato la Francia, la sua società e la sua cultura.
IVG è una raccolta in cui non si esalta unicamente l’atto artistico ed intellettuale della musica, ma la sua origine sociale. Mutazioni biologiche bicefale tra profumi di sintetizzatore ed ispirazioni lisergiche, diamanti grezzi, encefalogramma di un cervello collettivo fuori controllo, muse e reazione epidermiche, orchestrazioni televisive e musica dipinta, sono queste alcune delle definizioni scelte nelle note di accompagnamento per la presentazione dei singoli gruppi. Una scelta comunicativa che vuole lasciar trasparire un’analisi psicologica e antropologica della musica contenuta nel disco.
La tracklist è infatti ordinata senza un criterio apparentemente razionale: due pseudo-intro con la firma de il Théatre Commercial, per poi passare a momenti di collage tra voci di film, e percussioni appena accennate. Loop insistenti di synth robotici e plastici si alzano e lasciano il passo a momenti più articolati e provocatori : lo stridore spigoloso che tende ad un gioco epico di chitarre arrugginite e voce alienata di Ruth in “Mon Pote (version courte)”. Non mancano momenti più propriamente “punk” come i Warum Joe nella versione demo di “Datcha”, quasi una specie di CCCP francesi, o il gusto No Wave un po’ dadaista di Nini Raviolette. Nota particolare meritano anche i C.O.M.A che riescono a trasformare il loro suono in una pulsione elettrica inquietante ma essenziale, minimale.
Descritta così quest’antologia non avrebbe altro che un ruolo di appendice rispetto ad altre opere come BIPPP. Al contrario, analizzando attentamente le sue note (tra le più grottesche e creative e serie che abbia avuto il piacere di leggere negli ultimi anni), emerge un quadro dipinto coscientemente. Tutti i gruppi proposti hanno avuto una vita creativa molto ridotta, al massimo sviluppatasi attorno i solchi di un 12”, o di un 45giri, diffondendosi limitatamente a livello nazionale; allo stesso tempo la loro identità artistica aveva già raggiunto un’autocoscienza definita. I Théatre Commercial non erano autori di semplici intro, al contrario volevano sforzare l’ascoltatore a percepire la complessità delle loro forme organizzando 60 spettacoli da un minuto in una serata, un proposito assurdo e provocatorio. Parallelamente gruppi come Stabat Stable e D.D.A.A tentavano forme influenzate dall’estetica dello Jugend Style, Alésia Cosmos creava paesaggi sonori sperimentando su nastri magnetici, gli Spotch Forcey volevano seguire l’idea del théatre accidental ( avrebbero anche collaborato con i Savage Republic), i Dead Heat comunicare il decadimento del mondo naturale per via delle radiazioni e la vita alienante della città.
Scaturisce in questa maniera un primo affresco organico e pulsante, con le radici ben piantate dentro il cervello e la pelle della Francia di quegli anni. Speriamo in un vol.2 altrettanto ricco di spunti e libero di etichette impolverate.

link dell'etichetta discografica xxx

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