domenica 4 aprile 2010
ed ultima cosina....
quello che voglio farmi come regalo!!!! un bel paio di cuffie WESC da nerd del cavolo!!! mi hanno consigliato le Maracas (che hanno una qualità quasi da dj) e le Bongo (una ottima via di mezzo per prezzo e qualità) oddio che fare??
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Buona Pasqua!!!
non solo è pasqua ma anche il mio compleanno e visto che voglio bene a questa immagine residua di me sul web lascio qualche regalino ino ino...
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venerdì 2 aprile 2010
Statuto -Ghetto
questo è il secondo singolo degli Statuto una della band italiane iscrivibili all'attitudine mod
enjoy!!!
enjoy!!!
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giovedì 1 aprile 2010
altro piccolo video The Ordinary Boys- Boys will be Boys
direttamente dal secondo album "BrassBound" questo singolo bellissimo!!
.... e dopo aver ascoltato questi, i Gang of Four(che vabbè fanno parte di un altro background) e altre band detour records degli anni '80 penso sempre di più che i Franz Ferdinand stiano a copià a man bassa!!
Recensioni di Fumetti
parallelamente a questo blog, ho appena iniziato un'allegra collaborazione con MANGAFOREVER, un sito di fumetti, americani, giapponesi e tanti tanti altri molto interessante,dove tante persone ricche di passione e di esperienza dedicano il loro tempo a diffondere la cultura della nona arte, purtroppo mal considerata nel nostro paese e vista come uno spreco di tempo da adolescenti repressi.....
oltre al link al sito che ho messo prima eccovi quelli delle mie prime due recensioni:
Un disturbo del Linguaggio di Alan Moore & Eddie Campbell
Sette Psicopatici di Fabien Vehlmann (storia), Sean Philipps (disegni)
oltre al link al sito che ho messo prima eccovi quelli delle mie prime due recensioni:
Un disturbo del Linguaggio di Alan Moore & Eddie Campbell
Sette Psicopatici di Fabien Vehlmann (storia), Sean Philipps (disegni)
Recensione IVG - Futur Antérieur 1975-85
IVG:Futur antérieur 1975-85
(Poutre Apparente)
Pot pourri dada
Terza uscita per la francese Poutre Apparente, IVG: Futur Antérieur 1975\85 è l’inizio di una ricerca d’identità onesta ed ingenua. Non si fanno classificazioni troppo ortodosse o puriste, tantomeno una classificazione cronologica ordinata.
IVG significa: Infezione virulenta di Gaullismo, Illusione Visione Scommessa (gageure), Interruzione Volontaria di Gravidanza, Idealizzazione Vinilica delle Generazioni, Immunodeficienza, Velocipede, Greenpeace; è una porta dove passa il flusso storico che ha avvolto e inondato la Francia, la sua società e la sua cultura.
IVG è una raccolta in cui non si esalta unicamente l’atto artistico ed intellettuale della musica, ma la sua origine sociale. Mutazioni biologiche bicefale tra profumi di sintetizzatore ed ispirazioni lisergiche, diamanti grezzi, encefalogramma di un cervello collettivo fuori controllo, muse e reazione epidermiche, orchestrazioni televisive e musica dipinta, sono queste alcune delle definizioni scelte nelle note di accompagnamento per la presentazione dei singoli gruppi. Una scelta comunicativa che vuole lasciar trasparire un’analisi psicologica e antropologica della musica contenuta nel disco.
La tracklist è infatti ordinata senza un criterio apparentemente razionale: due pseudo-intro con la firma de il Théatre Commercial, per poi passare a momenti di collage tra voci di film, e percussioni appena accennate. Loop insistenti di synth robotici e plastici si alzano e lasciano il passo a momenti più articolati e provocatori : lo stridore spigoloso che tende ad un gioco epico di chitarre arrugginite e voce alienata di Ruth in “Mon Pote (version courte)”. Non mancano momenti più propriamente “punk” come i Warum Joe nella versione demo di “Datcha”, quasi una specie di CCCP francesi, o il gusto No Wave un po’ dadaista di Nini Raviolette. Nota particolare meritano anche i C.O.M.A che riescono a trasformare il loro suono in una pulsione elettrica inquietante ma essenziale, minimale.
Descritta così quest’antologia non avrebbe altro che un ruolo di appendice rispetto ad altre opere come BIPPP. Al contrario, analizzando attentamente le sue note (tra le più grottesche e creative e serie che abbia avuto il piacere di leggere negli ultimi anni), emerge un quadro dipinto coscientemente. Tutti i gruppi proposti hanno avuto una vita creativa molto ridotta, al massimo sviluppatasi attorno i solchi di un 12”, o di un 45giri, diffondendosi limitatamente a livello nazionale; allo stesso tempo la loro identità artistica aveva già raggiunto un’autocoscienza definita. I Théatre Commercial non erano autori di semplici intro, al contrario volevano sforzare l’ascoltatore a percepire la complessità delle loro forme organizzando 60 spettacoli da un minuto in una serata, un proposito assurdo e provocatorio. Parallelamente gruppi come Stabat Stable e D.D.A.A tentavano forme influenzate dall’estetica dello Jugend Style, Alésia Cosmos creava paesaggi sonori sperimentando su nastri magnetici, gli Spotch Forcey volevano seguire l’idea del théatre accidental ( avrebbero anche collaborato con i Savage Republic), i Dead Heat comunicare il decadimento del mondo naturale per via delle radiazioni e la vita alienante della città.
Scaturisce in questa maniera un primo affresco organico e pulsante, con le radici ben piantate dentro il cervello e la pelle della Francia di quegli anni. Speriamo in un vol.2 altrettanto ricco di spunti e libero di etichette impolverate.
link dell'etichetta discografica xxx
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Recensione Black Time-Double Negative
Black Time
Double Negative
(In the Red)2008
Punk-noise-lofi-creep
Un mixer rotto. Dentro una caverna. La luna piena. Gli astronauti. B-movie a go go.
Non si parla di politica ma del terzo lp dei Black Time, trio basato a Londra che ha visto una interessante riduzione di decibel negli ultimi tempi. A confronto delle prime due opere : Black Out (In the Red, 2005) e Midnight World (In the Red, 2006) qui il gruppo tende ad un alleggerimento della propria cifra stilistica, non tanto da un punto di vista delle influenze, quanto del rumore prodotto. I punti di riferimento sono sempre molto chiari, quando leggibili tra la sporcizia e le stonature: il garage rock di Detroit trasposto nel secondo millennio. Nel passaggio fra un’epoca e l’altra si è tralasciata qualsiasi forma di innovazione tecnologica, tranquillamente rimpiazzata dagli escamotage tipici di un’etica DIY fortunatamente dura a morire.
Per i fan dei Country Teasers, Gories, Black Lips e anche per chi non ha perso memoria dello Screaming Lord Sutch più teatrale questo disco sarà un’appetitosa scoperta: echi di hammond arrugginito misti ad una batteria scheletrica quanto inumana in certi punti, facilmente confondibile con una drum machine scassata, si profilano su 3 accordi robusti e taglienti che quando non fanno impazzire le sinapsi (“hostile”, “problems”)riescono a regalare momenti più notturni e melodici (“the days are too long” o la bellissima “I’m gonna haunt you when I’m gone”), o più semplicemente eccitare i nostri muscoli con brani più propriamente punk ( “six feet below”, o la crampsiana “skeleton factory”).
Questa descrizione non copre però un altro elemento caratteristico di questa band, ovvero lo stile sghembo e irrazionale delle composizioni. Non è possibile aspettarsi per tutta la durata del disco una semplice struttura lineare ma un continuo copia-taglia-cuci di diverse voci e melodie\anti-melodie; fino ad arrivare ai due pezzi più rarefatti e quasi “wave” dell’opera: “a boring day for the boredom boys” e “Blot out the Sun”. La prima una specie di spoken-word dai connotati sociali, la seconda una lenta agonia ubriaca di batteria stanca e chitarra svogliata.
Un disco ricco di farciture sixties ma che riesce a coinvolgere senza sfruttare nostalgie e stereotipi risibili e avvizziti, soprattutto per una band che ha ancora molto da dirci.
ecco il link myspace xxx
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